Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana....
- Anakin
- 11 dic 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Star Wars è un’opera che affonda le proprie radici in un’innumerevole pluralità di fonti. Uno degli elementi che più hanno contribuito a rendere la saga di Lucas un cult e un simbolo della cultura pop degli ultimi 40 anni è la capacità di coloro che l’hanno partorita di mischiare, il più delle volte in modo armonioso, più fonti della letteratura e della stessa cultura popolare. Star Wars attinge infatti dalla mitologia, così come dalla fantascienza e, soprattutto, dal mondo fiabesco.

George Lucas, pensando a ciò che avrebbe visto lo spettatore una volta iniziato il film, decise che titoli di testa o qualsiasi altro preambolo avrebbe snaturato e sminuito la sua fiaba interstellare. E così, tanto tempo fa, coloro che al cinema erano accorsi a vedere Episodio IV videro semplicemente questa schermata.
Lo spettatore non sta guardando un film. Non vi sono presentazioni, lunghe inquadrature utili a far scorrere alcuni dei nomi di attori piuttosto che del regista o dello sceneggiatore. Appare solo una scritta. E il pensiero dello spettatore non è focalizzato sull’inizio di un film ma sull’inizio del racconto di una storia. Storia che, come viene suggerito da un narratore esterno e probabilmente onnisciente(magari i due droidi?), non è ambientata ai giorni nostri. Si parla infatti di un tempo antico, esattamente come nelle favole. Non stiamo nemmeno parlando di un luogo vicino a noi, assolutamente, la nostra vicenda si svolge in una galassia lontana lontana. Questo gusto per l’esotico e per l’ignoto è anch’esso tipico della tradizione fiabesca da cui Lucas attinse a piene mani (pensiamo per esempio al Sandokan ambientato in un lontano oriente che lo stesso Salgari non aveva mai visitato).
Anche Lucas difficilmente può aver messo piede nella galassia controllata dalla morsa di ferro dell’impero di Palpatine; eppure ci catapulta all’interno di esso dandoci per qualche attimo il tempo immaginarci come possa essere questo luogo lontano e quale sia la vicenda in esso inserita. Perché, come diceva lo scrittore americano Alex Haley(da cui fra l’altro Steve Jobs prese spunto quando scrisse il testo del famoso discorso a Stanford), il modo migliore per ottenere l’attenzione di un pubblico è esordire dicendo di avere una storia da raccontare. E Lucas fa una cosa simile, nel 1977, quando per attirare l’immaginazione dello spettatore, prima ancora che l’attenzione, parla al bambino che risiede ancora in lui. E lo fa avvertendolo: c’è una storia che deve essere raccontata.
Nel fare questo Lucas ebbe fra l’altro non pochi problemi. Se per Una Nuova Speranza non vi furono complicazioni di sorta, durante la produzione de L’impero Colpisce Ancora il cineasta di Modesto ebbe uno scontro con i sindacati di sceneggiatori e registi, i quali lo multarono di svariate centinaia di migliaia di dollari. Pur pagando tali ammende, principalmente per non ostacolare la carriera di Irvin Kershner, regista dell’Episodio V, mantenere l’iconico incipit costò a Lucas la permanenza nel sindacato dei registi, che abbandonò contrariato.
Se è vero che gli elementi e i fattori che hanno reso iconico e universalmente riconoscibile Star Wars sono di vario genere, chi dovesse trovarsi nella condizione di spiegare e raccontare ciò che rappresenta l’universo narrativo della saga lucasiana, la prima definizione che anche un non purista darà di essa è semplice: una storia, di tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana....
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