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Mille volte Pokemon!

  • Anakin
  • 2 dic 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Fare un omaggio ad un prodotto come questo rischia di far cadere nella banalità e nell’inutile tentativo di strappare qualche lacrima.

Ma di una serie iniziata 20 anni fa, era il 1997(e no, per quei pochi che non lo sapessero, è nato prima il videogioco nel 1996, non la serie anime), e che proprio in questi giorni raggiunge l’invidiabile traguardo dei 1000 episodi, cosa si può dire?



Non è mia intenzione scrivere un articolo melodrammatico. Tessere le lodi della trasposizione per il piccolo schermo della serie di mostriciattoli di Satoshi Tajiri sarebbe troppo semplice, specialmente in questo momento. Il mio sarà invece un tentativo di spiegare il motivo per cui, a vent’anni di distanza, questa serie sia ancora capace di inanellare record su record.


Prima di tutto, vi siete mai chiesti per quale motivo questa serie abbia funzionato, funzioni e con ogni probabilità continuerà a funzionare per parecchio tempo ancora? Pensateci…soprattutto nelle prime stagioni ogni singola puntata riproponeva le stesse meccaniche narrative, gli stessi tempi comici, in alcuni casi si avvertiva quasi il senso di loop. La ripetitività, viste nemmeno troppe puntate, è palpabile. Eppure un buon prodotto con un’ottima idea su cui poggiarsi può essere in grado di utilizzare quello che a tutti gli effetti potrebbe essere un difetto, una debolezza, come un punto a favore.


La costruzione di un mondo in cui creature che popolano ogni angolo, ogni prateria, ogni grotta, ogni corso d’acqua, permise coloro che lavorarono in particolare alla prima stagione della serie(e alla prima generazione dei videogiochi) di creare un contesto narrativo sempre rinnovabile e sempre potenzialmente funzionante.



Se questo aspetto non era certo una rivoluzione rispetto a quello che si era visto nei videogiochi, va comunque considerato che la serie anime nasce in un’epoca in cui le console con le quali prendevano vita i mostriciattoli tascabili(da poket-monsters deriva appunto il nome dei pokemon) era il primo game boy, con grafica 16 bit.

Nonostante sia da constatare che il lavoro grafico e soprattutto estetico che si era svolto su giochi come Pokemon rosso blu e verde fosse impeccabile per l’epoca, è indubbio che una serie anime avrebbe lasciato più libertà a coloro che avessero voluto mostrarci le fattezze di quelle splendide creature dai tratti rotondeggianti(questo aspetto cambierà nel corso della terza generazione). Vedere il classico Pikachu sferrare un tuonoshock in Pokemon rosso e vedere lo stesso Pikachu lanciare il solito super fulmine nella serie anime, magari contro gli incapaci(e spesso ridotti a spalle comiche) membri del team Rocket, non era assolutamente la stessa cosa.

Se con il passare delle console e della potenza grafica delle stesse sul fronte videoludico vedere un Pokemon poteva essere più verosimile di prima, rimaneva il fatto che lo stile di gioco caratteristico di tutte le versioni finora rilasciate fosse pesantemente limitante dal punto di vista tattico.


Chi vi scrive è stato un grande appassionato dei videogiochi di casa Game Freak. Non va tolto alcun merito a coloro che hanno confezionato il combact system di tali giochi, ma è indubbio che quello stile di lotta e soprattutto di tattica sono più simili ad una partita a scacchi che ad uno scontro movimentato. Con tutti pregi, difetti, nessi e connessi del caso.

Grazie alla serie anime negli ultimi anni ’90 e nei primi anni 2000, chi guardava la serie anime e poi si fiondava a giocare ai videogiochi della serie principale tentava di riprodurre in piccolo alcune delle strategie di lotta attuate da Ash, che spesso e volentieri oltre che un grande allenatore si è dimostrato, nel corso di questi 1000 episodi, un vero e proprio stratega, per l’appunto.

Vedere i pokemon del protagonista sfruttare al meglio il terreno a loro circostante per sferrare attacchi spesso combinati tra di loro è qualcosa di parecchio stimolante per i numerosi spettatori che, finito l’episodio dell’anime, si fiondano sulle proprie console portatili targate Nintendo.

In effetti uno dei punti chiave per il successo del brand è la stretta connessione(che pur in certi momenti è andata a perdersi) tra anime e videogioco: sempre considerati i limiti grafici dell’epoca e al fatto che tutto fosse riprodotto, fino a nemmeno troppi anni fa, in visuale isometrica, la serie a cartoni animati permetteva di mostrare angoli e dettagli delle varie cittadine e tutti i percorsi, visti anche nei videogiochi, inediti e mai visti prima.

Che dire dunque di una serie ormai leggendaria come questa, che ha visto diverse generazioni di allenatori e milioni di videogiocatori in tutto il mondo sfidare capopalestra e catturare centinaia di Pokemon in giro per le regioni attraversate in contemporanea da Ash e soci, raggiungendo il traguardo dei mille episodi? Beh…andate e guardateli tutti!



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