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Death note: un flop preannunciato

  • Willow
  • 27 ago 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

“Death note: il quaderno della morte” è un film prodotto da Netflix e diffuso sulla nota piattaforma a partire dal 25 agosto 2017. Che dire di questa pellicola? Deludere le aspettative di milioni di fans (che già erano molto basse all’uscita del trailer), è stata senza dubbio un’impresa non da poco. Potrei parlare per ore di quelle che sono le differenze tra il Death Note giapponese e il suo remake americano e forse, prima o poi, lo farò.


Ma concentriamoci sul film in sé e per sé: Light Turner, un diciottenne di Seattle, trova un Death note (un quaderno che provoca la morte di chiunque solo conoscendone il nome e il volto) e comincia ad usarlo: prima per vendicarsi dei torti subiti, poi per uccidere criminali di qualsiasi tipo, firmandosi con il nome di Kira. Light è aiutato da Mia, una compagna di scuola che viene informata di questo terribile segreto dopo soli 3 minuti dalla comparsa della stessa sullo schermo.

La prima cosa che ho pensato appena ho cominciato la visione del film è stata: “sto per vedere un’americanata” e così è stato: i novelli Bonnie e Clyde cominciano la loro storia d’amore tra un’esecuzione e l’altra, ritrovandosi ben presto a dover sfuggire, tra il compito di algebra e i preparativi all’immancabile prom, alle indagini della polizia e in particolare ad L, un detective di cui nessuno conosce il vero nome.

Il film procede in modo piuttosto lineare (forse troppo), tra omicidi irrealistici che diventano scene splatter e perle trash (ogni riferimento alle femminili urla di Light è puramente casuale). Il vero problema della pellicola però sono i personaggi ai quali, volente o nolente, nessuno riesce ad affezionarsi, tanto che il tragico finale lascia indifferente persino una persona molto incline alle lacrime come la sottoscritta. La colpa di ciò non deve essere attribuita solamente agli attori ma al copione stesso che non permette di approfondire la psicologia dei protagonisti; questo rende piatti personaggi che avrebbero potuto essere molto interessanti. Viene appena fatto cenno alla morte della madre di Light, così come al passato di L; di Mia, forse il personaggio che alla fine risulta il più interessante, sappiamo soltanto che sia una cheerleader. Lo shinigami Ryuk, signore della morte, che avrebbe potuto incuriosire maggiormente lo spettatore che si avvicinava alla vicenda per la prima volta, appare a malapena sullo schermo.


In conclusione: Netflix ha fallito miseramente deludendo i fans dell’anime e non riuscendo a convincere chi si avvicinava al titolo per la prima volta. Tutto fumo e niente arrosto.


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