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To The Moon: poesia a 16 bit

  • Anakin
  • 18 ago 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Ok avete ragione. Parlare di To the moon e inserire quest’opera nella categoria film di Orion è grammaticalmente sbagliato. To the moon, direte voi, è un videogioco, non un film. Ni.

Se oggi vi parlo di questo indie e lo faccio catalogandolo come un film, non lo faccio solo perchè per ora su Orion non abbiamo una sezione dedicata ai videogiochi, ma anche perchè definire questo To the moon un videogioco più che sbagliato è riduttivo.

Ma bando alle ciance e veniamo ad analizzare il “videogioco” della Freebird Games.


Premetto di stare scrivendo con la colonna sonora del gioco in sottofondo. Ecco, un consiglio a chiunque non l’abbia ancora giocato, evitate anche ogni tipo di spoiler musicale, non ascoltate nemmeno il tema principale su YouTube, ogni singola nota saprà accompagnarvi dolcemente durante tutta la durata di questa splendida storia.

Si, parlo di storia, perchè effettivamente To the moon l’ho percepito come un film mancato, un racconto che è stato partorito dal cuore di un geniale Kan Gao e che per essere narrato è stato trasposto sotto forma di videogioco.

Da console gamer sono abituato ad un certo tipo di gameplay e, per puro gusto personale, tendo generalmente a porre la storia di un videogioco in secondo piano rispetto alla giocabilità, al gameplay dello stesso. In fondo, mi ero sempre detto, se voglio una bella storia guardo un film o leggo un libro, se ho davanti un videogioco voglio giocare. Stando a questa filosofia, nella quasi totalità dei videogiochi che ho masticato ogni volta che mi si presenta una cut scene skippo appena possibile. Mi riconosco abbastanza nella tipologia di giocatore che quando non si sente nel pieno dell’azione si chiede quando possa giocare.

Questo To the moon mi ha portato a compiere l’inverso, ogni qualvolta in cui la storia si bloccava minimamente per lasciare al giocatore, me, l’opportunità di schiacciare due tasti mi ritrovavo a pensare “si ok ma veloce, voglio sapere come continua la vicenda!”.

È davvero difficile per me parlare di un capolavoro come questo To the moon, perchè farlo senza compiere alcun tipo di spoiler e riuscire al contempo a descrivere il senso di commozione, smarrimento e leggerezza che mi ha lasciato dentro al termine delle troppo poche ore di storia(3-4 ma vorreste fossero centomila)…è impossibile.

Leggerezza. Una parola chiave, quella che ho utilizzato prima. Perché se dovessi descrivere con una sola parola To the moon userei proprio questo termine: leggero. Delicato. Raccontare una storia così drammatica, così intensa, con una tale leggerezza, anche in parte dovuta allo stile grafico della graphic novel, rende il tutto ancora più toccante.

Una storia d’amore, una storia di un sogno, la storia di una vita, è questo To the moon. Anche chi non ama i giochi con una grafica troppo vecchio stampo, anche chi non adora giochi in cui al giocatore viene relegato il compito di fare poco e niente, anche a chi proprio i videogiochi non interessano e anche a chi le storie drammatiche tendenzialmente non appassionano, a tutte queste persone To the moon piacerà. Perché a tutti piace sentirsi raccontare una storia, soprattutto quando questa è pensata, scritta e riproposta egregiamente, indipendentemente se in forma di film, libro o videogioco.

Come avrete capito, dover fare i complimenti a questo gioco parlando solo della storia è parecchio scontato. Dunque se dovessi parlare di una cosa in particolare che mi ha stupito allora non potrei non menzionare il comparto audio.

Attenzione, per comparto audio non intendo solamente la colonna sonora che, come già detto, è un piccolo capolavoro, quanto proprio l’audio in generale, l’atmosfera, i suoni d’ambiente, tutti questi particolari renderanno al gioco un'immersività davvero senza pari, soprattutto se giocato con delle cuffie.

Il finale, lo dico senza peli sulla lingua, mi ha devastato. Quando crederete di aver capito tutto, tutto prenderà una piega inaspettata e la storia vi accompagnerà dolcemente verso una nuova emozione, un nuovo colpo di scena vi colpirà nuovamente nel profondo. È un peccato che nella Hollywood dei remake, reboot, prequel e sequel non si faccia tesoro di alcune perle della narrazione come questo piccolo indie dall’anima davvero grande.



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