Eureka street
- Gatsby
- 31 lug 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Tutte le storie sono storie d'amore.
E’ questo l’originale incipit di Eureka Street, romanzo scritto da Robert McLiam Wilson e ambientato nella tormentata Belfast dei primi anni novanta. I protagonisti che incontriamo sin dalle prime pagine sono il protestante Chuckie Lurgan e il cattolico Jake Jackson, due persone ordinarie e apparentemente molto diverse fra loro, legate però da una profonda e sincera amicizia. Sebbene viaggino su due binari separati, le loro storie si intrecciano più di una volta e sono inserite nella difficile realtà del terribile conflitto nordirlandese tra cattolici repubblicani e protestanti unionisti: le situazioni di forte tensione sono all’ordine del giorno, ma sarà l’esplosione di una bomba all’interno di un noto pub a segnare in modo pressoché indelebile le vite dei due amici e di tutti quei numerosi personaggi con i quali vengono a contatto …
L’intera opera è caratterizzata da un ritmo scorrevole e dinamico, in grado di coinvolgere anche il lettore più scettico; gli improvvisi colpi di scena, l’attenta analisi di ogni singola circostanza e le accurate descrizioni di avvenimenti, luoghi e persone contribuiscono a creare un’atmosfera decisamente variabile nella capitale nordirlandese, ora lieta e piena di speranza, ora cupa e insostenibile. Nonostante questo clima di evidente instabilità, l’amore e la spensieratezza risultano essere i principali punti di arrivo, ciò a cui i nostri “eroi comuni” tendono ogni giorno: a tal proposito, non mancano alcune riflessioni sulla complessità della natura umana (le nostre debolezze, emozioni, stati d’animo …), tematiche delicate che l’autore spesso ama affrontare sdrammatizzando, attraverso un sapiente e misurato uso dell’ironia.
Un romanzo dunque dalle molteplici sfumature, adatto a tutti e capace di insegnare molto.
“ Una ragazza mi aveva lasciato subito dopo il nostro primo bacio. “Cosa potrà essere meglio di questo?”, mi aveva detto.“ Non avremo mai più momenti tanto perfetti”. Non mi fece piacere ammetterlo, ma aveva ragione …”
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